TECNICHE

Gli impianti elettroacustici degli anni 50

Dagli anni 50 la GELOSO immetteva sul mercato attrezzature e componenti per la realizzazione di IMPIANTI ELETTROACUSTICI.

Questi impianti venivano allestiti per la diffusione nelle chiese (ricordate le trombe che DON CAMILLO utilizzava per disturbare la propaganda di DON PEPPONE?), Fiere, campi sportivi.
Essi erano allestiti dai radiotecnici del tempo, negli anni 70 io fui uno di questi personaggi per lo più artigiani con laboratorio per la riparazione delle radio e poi delle televisioni.
Questi artigiani noleggiavano e spesso installavano questi impianti. Per esempio venivano utilizzati dalle parrocchie quando organizzavano le processioni per il Santo Patrono.

Si trattava di piantane autocostruite portanti questi ALTOPARLANTI A TROMBA ancorati a volte con il filo di ferro ai muri o alle persiane delle case. I fili correvano a terra oppure erano innalzati sui battenti delle finestre o ancorati con ganci a muro per essere magari riutilizzati l’anno successivo.

Nessuno si lamentava dato che lo scopo era “Santo” e tutti collaboravano per l’allestimento. Anche i poveri muri del dopo-guerra quasi sempre senza intonaco non si lamentavano mai.

Solo qualche signorotto (magari qualche marchese) chiedeva gentilmente di non appoggiarsi ai muri del proprio palazzo.
Il trucco c’era. Usavamo le scope o un bastone con un chiodo per innalzare il filo per poi magari appoggiarlo al muro. Altri tempi..

Il caso più frequente era qualcuno che inciampava e allora la processione si ammutoliva, il parroco si innervosiva ma tutto si risolveva con una corsa a cercare il filo strappato sempre con il nastro di tela (attacaticcio) in mano. Non esisteva il nastro di plastica.

Alla fine magari con un motocarro scassato e rumorosissimo passavi per le vie a ritirare tutto caricando alla bell’ è meglio e poi via di corsa al bar dell’oratorio a bere un goccio con il prete di turno il quale ti riempiva la bisaccia con le monete delle offerte… il giusto compenso per tanto lavoro. Altri tempi…

Come distribuire la potenza a più altoparlanti di uno stesso impianto elettroacustico

Un radiotecnico seguiva sempre (quasi) le regole dettate dal costruttore per quanto riguarda la posa e il funzionamento di un impianto elettroacustico.
Desidero rammentare agli appassionati di oggi e ai curiosi del passato, queste regole che vanno ancora oggi considerate per l’utilizzo di impianti vintage nel caso qualcuno debba ripristinarne.

In un complesso elettroacustico spesso occorreva far funzionare in parallelo diversi altoparlanti con differenti livelli di potenza.
In questi casi era necessario definire preventivamente alcuni dati: anzitutto l’impedenza di linea.

Se la linea è piuttosto lunga è consigliabile usare un’impedenza d’uscita dell’amplificatore (e perciò di linea) di medio valore, da 20 a 50 ohm a seconda delle disponibilità del trasformatore di uscita, delle caratteristiche della linea stessa e della potenza richiesta dal carico.

Stabilita l’impedenza di linea si può calcolare la tensione BF di linea per la massima potenza W erogabile dall’amplificatore secondo la seguente formula:

V= √ W x Z

Questo numero V a sua volta serve per calcolare la impedenza d’entrata di ciascuno dei vari altoparlanti in funzione della potenza massima che si desidera applicargli:

Z=V²/W

S’intende: V in Watt, Z in ohm (impedenza caratteristica)

Come si capisce subito, la potenza applicata a ciascuno degli altoparlanti in parallelo è inversamente proporzionale alla sua impedenza d’entrata e i rapporti di potenza tra di essi sono stabiliti dai rapporti tra i valori dell’impedenza d’entrata.
Se per esempio due altoparlanti sono collegati in parallelo e uno di questi ha un’impedenza di ingresso di 500 ohm mentre l’altro l’ha di 1000 ohm, quest’ultimo riceve una potenza elettrica uguale alla metà di quella ricevuta dal primo.
Questi semplici calcoli sono indispensabili per l’installatore che voglia realizzare con una certa serietà tecnica un impianto elettroacustico.